L'inconfondibile fontana ottagonale del 1600 stagliata ai piedi della scalinata del sagrato della parrocchiale è
forse il simbolo più caratterizzante, anche se non ufficiale, di Borno (ma per molti anni la sua immagine e il suo
disegno è stato presente su parecchi testi e giornali) è al centro della piazza Umberto I (cìàsa de Bùren) (da
qualche anno zona pedonalizzata con alcune vie che vi confluiscono).
Le abitazioni dei Federici sono un insieme di più edifici contigui e a volte sovrapposti che furono edificati a partire dal 1400 da un ramo della potente famiglia camuna nella parte storicamente più elevata del paese e dove
doveva (già dall'antichità) transitare la strada principale che conduceva poi al passo Croce di Salven e alla Val di
Scalve. Questi edifici, passati più volte di proprietà sono ancora abitati e anche attualmente la zona del paese è
denominata Castello (càstel de Bùren).
La Parrocchiale dei Santi Martino e Giovanni Battista fu edificata nel decennio dal 1771 al 1781 purtroppo abbattendo completamente quanto restava di alcuni precedenti edifici sia civili che religiosi che risalivano a prima
dell'anno mille e che si erano sviluppati nel corso di cinque secoli fino al 1400. Questi sorgevano sul punto più
alto di una piccola collina che dominava tutto l'altopiano bornese e gran parte della media Valle Camonica e da
cui era possibile stendere lo sguardo da Breno, al passo Corcedomini e al Maniva. Nel tempio sono rimarchevoli
degli affreschi di Sante Cattaneo di Salò, che, memore della sua terra d'origine, pose, curiosamente per un paese
di montagna come è Borno, uno scorcio del lago di Garda come sfondo nella grande pala che raffigura una
"Madonna con i Santi Martino e Giovanni Battista". Alla bottega del Novi è attribuito l'imponente altare maggiore
realizzato nel 1791. Sempre all'interno del tempio sono visibili le grandi pale dipinte da Lattanzio Quarena. Opera
del Fantoni è un gigantesco "Cristo morto" datato 1716.
La Chiesa-oratorio di Sant'Antonio: sorge sul vasto sagrato a destra della parrocchiale e a fianco della canonica. Dovrebbe risalire, nella sua prima edificazione, al 1300 ed è caratterizzata da uno snello e aggraziato
portico mentre l'interno è diviso in due campate. Contiene alcuni affreschi di scuola lombarda del cinquecento ed
altri affreschi attribuiti al Romanino e che rappresentano una Madonna con bambino e Santi.
La piccola e graziosa Chiesetta della Madonna Addolorata era ai bordi dei vasti boschi che circondavano l'abitato, la sua costruzione è datata 1700 è in linee neoclassiche e contiene affreschi attribuiti al Guadagnini.
La Chiesetta di San Fiorino (o Floriano) sorge su un piccolo piano a nord del paese su una delle strade che conducono verso il laghetto artificiale di Lova e il monte Arano. Costruita a fianco del torrente Trobiolo, fino agli
anni '80 era posta in posizione esterna all'abitato e raggiungibile con una bella mulattiera in caratteristico
acciottolato (rìs= selciato). Attualmente ormai è circondata da numerose costruzioni ed è in pratica inglobata
nell'abitato anche se mantiene in parte il suo isolamento. Contiene alcuni affreschi del 1400 e dei secoli
successivi e il presbiterio-navata viene fatto risalire addirittura all'anno mille.
La Chiesetta dei Santi Vito e Modesto fu edificata nel 1500, in località Dassa. Fino agli anni '60 era l'estrema costruzione a nord-ovest dell'abitato, ora è da considerarsi quasi nel centro dato l'enorme sviluppo edilizio di
questa zona del paese che è a cavallo della strada che porta da Borno alla località Croce di Salven, poi alla
frazione Paline, proseguendo poi per la Val di Scalve. Fu restaurata quasi completamente all'inizio di questo
secolo (nel 1917) e conserva un affresco (pure lui rifatto) che rappresenta il grande incendio di Borno, provocato
per rappresaglia nel 1518 dagli abitanti della Val di Scalve (usando delle piccole fascine resinose, incendiate e
legate alle code di numerosi gatti che fuggendo spaventati nei numerosi fienili diedero alle fiamme l'intero paese)
. Oggi la chiesetta è dedicata alla Madonna di Lourdes e quasi scompare tra i condomini, gli alberghi e gli edifici
circostanti.
La Chiesetta di San Fermo, è fatta risalire al 1500 e sorge a circa 1300 m slm sul cocuzzolo di un verdeggiante monte dominante gran parte della vallata e ai piedi del "gruppo Moren", imponente gruppo roccioso che sovrasta
l'altopiano bornese. L'edificio, molto raccolto e caratteristico ha sul fronte un portico a tre arcate, di piccole
dimensioni che veniva usato, sia dagli escursionisti che dai pastori, per riparo dalle intemperie. A fianco sorge un
rifugio alpino che è stato più volte ristrutturato. Durante il periodo estivo è meta di numerosi turisti, che possono
sostare anche per la notte o per il ristoro. La chiesetta ricorda l'antica leggenda medievale dei tre fratelli Fermo
(a Borno), Glisente (a Bienno) e Cristina (a Lozio), che durante il periodo carolingio si ritirarono in eremitaggio sui
monti della zona comunicando fra loro ogni sera con dei falò, fino a quando Cristina, unica che dal suo
eremitaggio vedeva entrambi i falò dei fratelli, si accorse che prima Glisente e poi Fermo non accendevano più i
loro fuochi. Da questo si rese conto della morte dei congiunti. In ricordo di questa leggenda il 9 di agosto sono
organizzate delle manifestazioni che comprendono una fiaccolata, una marcia notturna, dei fuochi artificiali e
l'accensione di innumerevoli falò in molte cascine su tutto l'altopiano.
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