Il primo insediamento umano, nell’alta Valle Camonica e nella zona dove ora insiste il comune di Ponte di Legno, doveva
essere posto ove ora sorge Villa d ‘Allegno (ora frazione di Temù). Nato certamente come villaggio di pastori, si era poi
trasformato in piccolo paese montano con le caratteristiche case in sassi locali e coperte di lastre di pietra o fascine di
legname sottile. Poi, nella stessa località, in epoca più tarda, doveva essere insediato, durante il dominio romano, uno dei
tanti presidi militari che costellavano le vie romane di accesso alle valli e alle zone d’oltralpe. Infatti la collocazione
strategica, alla confluenza di più torrenti e ai piedi di passi montani importanti, ha, da sempre, tutte le caratteristiche
perché, durante i 500 anni di dominazione di Roma, venisse impiantato un centro di controllo per le vie che conducevano
in Val Vermiglio e in Val di Non. Furono i Longobardi a cristianizzare gran parte della Valle Camonica e anche l’alta
Valle, dopo essere stata possesso del monastero di San Salvatore, passò, nel 774, dopo la conquista carolingia, al
monastero benedettino di San Martino di Tours. Nel documento di donazione vengono nominati, per la prima volta, i
monti del Tonale. La Valle Camonica divenne successivamente, con altri atti di donazione, per la maggior parte feudo del
vescovo di Brescia (che assunse il titolo di Duca della Valle) e, in parte minore, feudo del vescovo di Bergamo. Nel
1100 lo stesso vescovo di Brescia, a sua volta, infeudò in zona, Lanfranco, della potente famiglia dei Martinengo. Il
passo del Tonale assunse particolare importanza ai tempi di Federico Barbarossa che nelle sue numerose discese in Italia
passava, con le proprie truppe e col suo numeroso seguito, proprio sul passo. Questi doveva allora essere scavalcato
servendosi di una strada che era collocata ben più in alto del tracciato attuale. Con le alterne vicende e dominazioni
successive del Barbarossa, assunse potenza in zona (ma in tutta la valle Camonica) la famiglia Federici (sembra che il suo
nome, secondo alcuni studiosi possa derivare proprio da Federico) del ramo di Mù. La sua logica appartenenza alla
parte ghibellina, portò a scontri e contese, anche cruente, con chi invece voleva favorire la parte guelfa, alleata del
vescovo di Brescia. Chiamati a far da pacieri, i Visconti di Milano, divennero in breve tempo i nuovi padroni e si
trasformarono, per loro interesse personale, nei protettori dei ghibellini Federici che aumentarono così la loro influenza,
tanto che nel 1410 Giovanni Federici venne nominato conte di Dalegno. Rimasta un poco isolata l’alta Valle Camonica
non subì particolari violenze e distruzioni, per i repentini e numerosi passaggi di possesso tra Venezia e i Visconti prima e
gli Sforza poi. Al definitivo passaggio di tutta la Valle sotto la Serenissima Repubblica Veneta, con la pace di Lodi, nel
XV secolo, ci fu un relativamente lungo periodo di tranquillità e di pace. La politica della Serenissima era quella di
rispettare gli usi e le consuetudini, nonchè alcuni regolamenti e leggi locali, e questi si trovano riportati negli "Statuti" della
Valle Camonica, che nel 1498, furono stampati a Brescia dai fratelli Britannico. Fu sotto la dominazione della
Serenissima che nello stemma di Ponte di Legno fu inserito il Leone di S. Marco, protettore della repubblica. Lo stesso
leone che compare anche tutt’oggi. Il 1500 fu un secolo particolarmente buio e l’alta valle Camonica fu teatro di vicende
orribili come i numerosi roghi di streghe che si credevano annidiate al passo del Tonale, luogo in cui si riteneva che
avvenissero Sabba e riunioni di stregoneria varia. Decine di donne ,logicamente innocenti ma accusate da qualcuno di
essere streghe, furono arse vive a Edolo e altrove in valle Camonica. Venezia tentò più volte, ma con scarso successo di
impedire questa barbarie e fu posto un freno a questi processi barbarici, che comunque costellarono tutto il secolo XV e
buona parte del XVI, tanto che, per cercare di contrastare questo triste macello venne costruita una parrocchia, che
venne inaugurata il 26 febbraio 1579. Tra il 23 e 28 agosto del 1580 San Carlo Borromeo fu in visita apostolica a Ponte
di Legno. Nelle sue relazioni ebbe modo di apprezzare il fervore religioso dei camuni della zona. Nel 1610, in una chiara
e precisa relazione sulla Valle, il rettore veneto Giovanni da Lezze scriveva, nel suo famoso "Catastico", che la gente
dell’alta valle viveva di agricoltura e pastorizia. Funzionavano ben 11 mulini, 2 segherie e 4 fucine che producevano
attrezzi, non militari ma per la campagna. Descrivendo la zona di Ponte di legno veniva anche riportato che: "Contiene
nove terre e cioè : Ponte, Pezzo, Precasaglio, Zoanno, Poiano, Villa, Pontagna, Temù e Licanù. Nel dettagliato rapporto
contenuto nella "Descrizione generale" stesa dal capitano di Brescia Francesco Grimani, risulta che nel 1764 gli abitanti
erano 987. Mulini, fucine, segherie e folli erano in numero invariato rispetto al 1610 (Catastico del Lezze). Delle persone
valide, 170 lavoravano la campagna, 2 commerciavano, 48 erano artigiani e 18 i mulattieri. Non c’erano né armaioli né
carrettieri. Il patrimonio zootecnico era costituito da un centinaio di equini (muli e somari e soltanto due cavalli ), 342
bovini da giogo, 3. 154 pecore e 19 capre. Durante il periodo pre-napoleonico (la nota e brevissima repubblica
Bresciana del 1797) e quello del Primo Impero francese la zona fu teatro di sporadici scontri tra le truppe francesi e
quelle austro-russe. Sotto l’Impero dell’Austria, dal 1815 fino, alla Seconda guerra d’Indipendenza del 1859, la Valle
Camonica passò sotto il dipartimento alpino di Bergamo. Fu, come in tutta la Valle Camonica un periodo tetro e infelice
a causa di alcuni devastanti incendi. Quelli nel 1817 e nel 1838 distrussero quasi completamente tutte le abitazioni del
paese, che erano costruite in buona parte con tronchi di legno e con coperture resinose. Inoltre il terribile flagello della
fame e quello altrettanto duro e letale delle epidemie lasciarono lutti e tragedie che colpirono tutte le famiglie. La storia
ricorda una sventurata spedizione militare durante la Prima guerra risorgimentale, nel 1848, una colonna di volontari salì
per il Tonale per entrare in Trentino, erano guidati da un Brichetti di Ponte di Legno e furono pesantemente sconfitti dagli
austriaci che, tornando nell’alta valle obbligarono i giovani alla leva, ricevendone però un totale rifiuto: viene ricordato
che non uno dei coscritti rispose alla chiamata, malgrado le pesantissime pene previste (deportazione, servizio militare in
luoghi lontani come Ungheria e Boemia e anche la pena di morte, anche se questa non quasi fu mai applicata nel
Lombardi Veneto per simili reati).Nella seconda guerra d’Indipendenza un battaglione austriaco di 1500 soldati fu
accasermato a Ponte di legno e sloggiò solo dopo la vittoria franco-piemontese e la proclamazione del regno d’Italia.
Nella Terza guerra d’Indipendenza, nel 1866, essendo ancora una zona di confine, ci furono numerosi disagi, anche a
causa delle sconfitte che subirono alcuni reparti di garibaldini che, animati di buona volontà ma di scarsissimi mezzi e
armamenti, subirono a Vezza d’Oglio una pesante sconfitta. Sempre a causa della sua posizione di confine, durante la
prima guerra mondiale il paese subì pesanti bombardamenti che ridussero in macerie l’intero abitato. I più terribili e
distruttivi furono quelli nel maggio 1916 e nel settembre 1917. La prima linea era poco distante e Ponte di Legno era in
pratica nelle immediate retrovie. Ancora molti i lutti e le distruzioni tanto che nel monumento-ossario, la cui prima pietra
fu posta dallo stesso re Vittorio Emanuele III il 4 settembre 1922 (inaugurato poi il 31 agosto 1924), al passo del Tonale
furono, e sono, raccolti i resti di più di 800 caduti. Tra le due guerre un periodo di povertà e di emigrazione ma anche nel
secondo conflitto mondiale i lutti furono tanti e sono testimoniati dalle numerose croci sulle Case di Viso. Queste
ricordano che al termine della seconda guerra mondiale, la Resistenza si protrasse su queste montagne una settimana
oltre il 25 aprile, per l’ostinazione dei partigiani nel contrastare le numerose e ancora pesantemente colonne militari
tedesche che si stavano ritirando verso l’Austria e la Germania. Nel secondo dopoguerra Ponte di Legno divenne una
delle più note e apprezzate località di turismo invernale e dagli anni ‘50 anche di turismo estivo. Lo sviluppo edilizio dagli
anni ‘70 ha allargato i confini de vecchio centro storico e numerose sono le ville disseminate sulle strade che conducono
verso il passo del Tonale e verso il passo del Gavia. Nella piana prospiciente l’abitato sono sorte strutture alberghiere e
condomini che hanno integrato i vecchi alberghi e le pensioni a conduzione famigliare che erano caratteristiche del
turismo di inizio secolo. |