A differenza di altri borghi vicini in cui sono state rilevate tracce inoppugnabili di antichissimi insediamenti
preistorici, nella zona dove ora sorge l'abitato di Creveno i primi reperti ritrovati attestano insediamenti umani solo
posteriori alla conquista romana della Valle Camonica. Vista però che tutta questa zona, posta nella media Valle,
alle pendici del monte Concarena era frequentata o abitata da gruppi di Camuni (del ceppo Ligure-Celtico) non è
da escludere che in loco sorgesse un gruppo di capanne o un piccolo agglomerato di edifici rurali che in epoca
medievale avevano preso il nome di "Cervinica". Questa definizione compare per la prima volta in un atto ufficiale
in un diploma del 837 del re d'Italia Lotario I (che tre anni dopo divenne Imperatore del Sacro Romano Impero).
Solo un secolo più tardi, nel 960, il primitivo nome si trasformò in "Villa Cervis" e tutta la zona, dopo essere stata
donata da Carlo Magno e da i suoi eredi ai monaci del convento francese di Tour, dopo l'anno mille divenne
proprietà del vescovo di Brescia che a partire dal 1200 infeudò in questa parte della Valle Camonica, i signori di
Cemmo che potevano raccogliere le tasse e le decime spettanti alla Curia. Risale al 1300 la costituzione di un
comune autonomo che rimase tale fino all'inizio di questo secolo e si può avanzare l'ipotesi che forse sia dovuta
proprio a questa lunga e ininterrotta continuità amministrativa che il nome originario di Cerveno, al contrario di
molti altri nomi di paesi e comuni della Valle Camonica, non subì mutamenti di rilievo. Risale a questo periodo la
maggior parte delle costruzioni del nucleo storico che vennero edificate strettamente addossate le une alle altre e
aggrappate ad un ripido pendio per cui è sempre stata seguita una razionale continuità tra le strutture murarie, gli
androni e le aie coperte che sono intercalate solo da strade strette, tortuose e molto ripide che solo
apparentemente sembrano casuali ma invece, al fine di rendere l'intero borgo protetto e funzionale, sono
estremamente pratiche. Cerveno seguì comunque le vicende che i borghi a lui vicinori (Ono San Pietro, Braone,
Ceto, Losine, Cemmo) vissero durante il medio evo e le guerre tra il ducato di Milano e Venezia. Dopo che la Valle
Camonica, con la pace di Lodi, divenne parte integrante del territorio della Serenissima Repubblica di San Marco,
nella relazione (Catastico) al Maggior Consiglio del 1610, redatta dal delegato Giovanni da Lezze si leggeva che
gli abitanti di Cerveno, si dedicavano, come molti altri Camuni, oltre che alla fondamentale anche se poco
redditizia agricoltura, "a cavar vene di ferro et condurle al loro forno per far il ferro". Nella stessa relazione, a
dimostrazione della presenza di un consistente nucleo abitato, vengono pure elencati quattro "molini" e un forno
per panificare. Nel ventennio fascista, messa in opera la nuova pianta generale di accorpamento dei piccoli
comuni con quelli di maggiore consistenza, nel 1927 Cerveno fu per tutte le funzioni amministrative aggregato a
Ceto. Tornò alla propria autonomia nel 1947. |