IV
La
società che si venne lentamente a costituire ricalcava in modo similare
il sistema sociale di altre "nazioni alpine" con cui i Camuni erano
già venuti a contatto. Doveva trattarsi di una società basata su
un forte patriarcato e organizzata in modo gerarchico e militare
con una preponderante ed essenziale presenza di una potente casta
religiosa vicina e intermediaria alla spiritualità legata alla quotidianità
e ai numerosi e molte volte inspiegabili fenomeni naturali. I contatti
commerciali, dopo millenni di voluto o obbligato isolamento, assunsero,
per quei tempi, una rilevanza notevole: certamente le popolazioni
delle nostre vallate ebbero rapporti costanti e frequenti con il
mondo d'oltralpe centro europeo e balcanico oltre che con quello,
di più facile accesso, delle altre vicine valli alpine e del resto
della penisola Italiana. L'attività metallurgica, in tutte le sue
fasi (estrazione e lavorazione diretta), nel secondo millennio a.C.
obbligò la "nazione Camuna", per reggere la "concorrenza" di altri
popoli, ad assumere una configurazione più razionale, pianificare
i commerci e sfruttare al meglio il territorio e le sue risorse.
Fu in questo periodo che sorsero numerosi, sulle cime delle rupi
o a ridosso dei sentieri più battuti, i castellieri che divennero
una presenza costante nel lungo periodo che corre dalla fine dell'età
del bronzo fino a tutta l'età del ferro. Si trattava di piccoli
gruppi di abitazioni costruite in pietrame locale, massi, tronchi,
fango e fascine di paglia, erette all'interno di grandi muraglioni
in pietra ed erano, di solito, posti alla sommità di colline e dossi.
Le abitazioni erano divenute dunque solidi rifugi e il loro compito
principale era quello protettivo e di conservazione degli alimenti.
Gli spostamenti di persone, animali e mezzi di trasporto tra i vari
villaggi svilupparono anche una rete di sentieri o strette strade
su cui transitavano i primi carri che nella civiltà ligure camuna
e poi in quelle celtica e etrusca erano a ruote piene. Questa semplice
constatazione è suffragata (e provata) dal fatto che moltissime
incisioni rupestri raffigurano in tal modo questi mezzi di trasporto
che si andarono ad affermare in tutto l'arco alpino. Fu in quei
secoli che iniziarono e si mantennero costanti e in seguito divennero
massicci i transiti lungo tutte le valli alpine e si ebbero le prime
consistenti migrazioni di interi popoli che erano preludio alle
successive massicce invasioni indoeuropee. I numerosi giacimenti
di materiale ferroso che vennero scoperti e sfruttati in Valle Camonica,
oltre alla locale attività di estrazione e di lavorazione, posero
questa zona (e la confinante Val di Scalve) al centro di grandi
interessi e questo produsse un incremento costante della popolazione
residente. Queste "vene" di minerale erano fonte di grande ricchezza
(per i parametri di allora) e furono fortissimi poli di attrazione
di insediamenti anche consistenti e i Camuni, in questo periodo,
intrecciarono più intensi e costanti i rapporti con la cultura Golasecca,
quindi con gli Etruschi (popolo "emergente" in gran parte della
penisola) e con i Veneti. Numerosi gruppi di Celti, dopo la loro
discesa verso il sud Italia e le regioni più calde, quando furono
bloccati nella loro invasione e vennero rigettati dai popoli che
già erano presenti in centro della penisola, a nord oltre il Po,
si insediarono in molte vallate alpine e penetrarono anche in Valle
Camonica.
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